Solo se si avrà il coraggio di non puntare a piacere a tutti, si potrà conseguire un cambiamento effettivo e duraturo
Purtroppo, la situazione post ideologica che si è gradualmente affermata, ha assunto una forte connotazione partitocratica che ha alimentato l’attitudine dei partiti a sovrapporsi alle istituzioni e, al contempo, ad abdicare alla loro originaria mansione di vagliare gli orientamenti del corpo sociale, per concentrarsi prevalentemente alla preservazione della posizione di potere conseguita. Non potendo fare affidamento sulla struttura ideologica del partito, l’interesse primario risulta essere la ricerca del consenso per il cui raggiungimento si è inclini a piacere a tutti, giungendo al paradossale risultato di non piacere più a coloro ai quali si piaceva in passato.
In definitiva vi è stata la rinuncia a difendere le prerogative valoriali che hanno dato origine a quel partito o movimento, per assumere decisioni contingenti sulla base di valutazioni di opportunità o interesse dei leader. Non si avverte più la necessità di salvaguardare la democrazia interna dei partiti né tantomeno la loro funzione di tutela dei cittadini dall’ingerenza dello Stato.
È tempo di avere il coraggio di non piacere a tutti, poiché soltanto in questo modo si può conseguire un cambiamento effettivo e duraturo. Ritornare al rispetto delle prerogative costituzionali, e in particolare del metodo democratico, da parte dei partiti per consentire la libera e corretta partecipazione dei cittadini alla vita politica e alle competizioni elettorali. Ma assicurare anche totale trasparenza dell’organizzazione interna che deve essere improntata a criteri di democraticità, ostacolando ovvero riformando regolamentazioni ormai inadeguate di preselezione della classe dirigente che possano consentire una loro impropria egemonizzazione, e l’eccesso di personalizzazione, poiché soltanto in questo modo si può arginare il crescente disinteresse e l’astensionismo nelle fasi elettorali.
Il percorso del governo in carica è ancora lungo, ma bisogna riconoscere, scevri da pregiudizialità, che ad oggi ha fatto delle scelte nette, dal sostegno all’Ucraina fino alla revisione del reddito di cittadinanza e di altre deleterie forme di assistenzialismo puro che, non di rado, si sono rivelate elargizioni prive di giustificazione. Tuttavia rinunciando a inutili oltre che inattuali dispersioni concettuali, è necessario, possiamo dire vitale, che le riforme programmate vengano portate avanti e semmai tutte quelle previste risultassero irrealizzabili, scegliere con coraggio e trasparenza quelle effettivamente attuabili, senza temere il dissenso.